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2023-02-28 14:01:23 By : Ms. Andy Huang

La coltivazione della vite da vino richiede interventi in campo in tutte le stagioni. Lo spazio interfilare deve essere curato con attenzione per facilitare le operazioni ma anche per mantenere il suolo in salute, gestire al meglio il controllo delle infestanti e garantire un buon equilibrio vegeto-produttivo.

L'interfila può essere mantenuto nelle migliori condizioni con tre diversi approcci: lavorando il terreno, con l'inerbimento o con la non lavorazione che prevede metodi alternativi al diserbo meccanico. Saranno le condizioni pedoclimatiche ad orientare la scelta verso una lavorazione del terreno a più riprese, un inerbimento continuo o, ancora, a far coesistere le 2 tecniche. In quest'ultimo caso, le opzioni sono 3:

Una volta individuata la tecnica diventa fondamentale scegliere la giusta attrezzatura agricola il cui ruolo è fondamentale.

Prima di avviare le lavorazioni del periodo primaverile-estivo, il terreno deve essere sgombro dai tralci lasciati dalla potatura invernale. Pensato a questo scopo è il trinciasarmenti che, dimensionato in funzione dello spazio interfilare, sminuzza i residui di potatura utili a restituire sostanza organica al terreno previo interramento o a proteggerlo se lasciati in superficie come pacciamanti.

Organo trinciante è un rotore orizzontale equipaggiato con un numero variabile di mazze. Molte le possibilità di personalizzazione con accessori tra cui una piccola trincia laterale retraibile - o un disco con lama rotante - per le lavorazioni nel sottofila. Collegato alla trasmissione principale dell'attrezzo, il disco è regolabile in altezza e inclinazione per adattarsi al profilo del terreno e la sua movimentazione è idraulica.

Trinciatura fondamentale per l'eliminazione dei residui di potatura in vigneto

Nei vigneti giovani le piante sono ancora in competizione con il resto della vegetazione. Per questo è consigliabile utilizzare trinciasarmenti con scarico laterale che depositano il prodotto trinciato nel sottofila. Lo strato pacciamante che viene a crearsi, favorisce lo sviluppo radicale delle giovani viti.

La lavorazione del terreno interfila e sottofila parte dal mese di marzo in avanti. Lo scopo è quello di smuovere le zolle così da riscaldare e arieggiare il terreno, ricreando il substrato idoneo alla crescita radicale delle viti. La lavorazione è utile a interrare eventuali residui colturali, fertilizzanti o ammendanti, a conservare le riserve idriche e garantire una buona circolazione di aria e acqua nel suolo.

Le lavorazioni periodiche dei primi strati di terreno svolgono funzione di controllo delle erbe infestanti e rimozione delle radici superficiali delle viti che promuove lo sviluppo di un apparato radicale più profondo. In questo modo si ottengono piante più capaci di tollerare eventuali carenze idriche e di assorbire i nutrienti dal suolo.

Nonostante i benefici offerti, è meglio non esagerare con le lavorazioni. Esse favoriscono anche l'erosione del suolo (soprattutto in pendenza), la degradazione della sostanza organica per ossidazione, la formazione di una suola (strato impermeabile) sotto i primi strati del terreno, il deterioramento della sua struttura, la riduzione di porosità e permeabilità.

Per tutte le ragioni viste sopra, si tende ad arare il terreno solo in fase di impianto delle viti e comunque a profondità inferiori rispetto al passato. Nei vigneti avviati si preferiscono la vangatura o la ripuntatura. Meno dispendiosi dell'aratro, anche in termini di cavalli richiesti, sono le vangatrici e gli estirpatori utili all'interramento dei residui di un eventuale inerbimento temporaneo. In caso di terreni sabbiosi, si predilige l'impiego di dischiere.

Le vangatrici non formano la suola di lavorazione nello spazio interfilare

Con la vangatura il terreno viene smosso a profondità costante. Si rimescola la sostanza organica e si ottengono zolle più grossolane che non generano la suola di lavorazione e prevengono danni per scorrimento superficiale. Adatte anche con terreni relativamente umidi, le vangatrici si servono di un albero a gomiti azionato dalla pdp del trattore ed equipaggiato da diverse vanghe.

Il ripuntatore crea fessure verticali nel terreno ma non rimescola gli strati, producendo una porosità grossolana che assicura la corretta circolazione di aria per le radici e previene ristagni di acqua in superficie. I ripuntatori, dotati di ancore con profilo dritto o ricurvo ed eventualmente di rulli posteriori, operano fino a 20-30 centimetri di profondità e assicurano un lavoro efficace con velocità oltre i 3-4 chilometri orari.

Le lavorazioni ordinarie sono più superficiali in primavera-estate e più profonde (fino a 25 centimetri) a fine estate. Alternare diversi tipi di attrezzi - estirpatori, erpici e zappatrici rotative - variando anche la profondità di lavoro, previene la formazione della suola.

Simili ai coltivatori da pieno campo per minimum tillage, gli estirpatori utilizzano coltelli di varie forme che smuovono il suolo senza rivoltarlo, tagliando lo strato più superficiale. La presenza di tastatori evita il danneggiamento di  tronchi e pali di sostegno. Se muniti di rulli posteriori, livellano anche la superficie.

Gli erpici a dischi sfruttano uno o più ranghi di dischi bombati, con margine liscio o dentato, per rimescolare il terreno con eventuali residui e lavorano fino a 15-20 centimetri di profondità. Anche gli erpici rotanti rimescolano e affinano il terreno ma utilizzano vari rotori, ognuno dotato di una coppia di coltelli verticali, messi in moto dalla pdp del trattore.

Erpici rotanti con larghezze ridotte indicati per le lavorazioni ordinarie tra i filari

Sempre i cavalli erogati dalla pdp del trattore azionano il rotore orizzontale equipaggiato con zappette a L delle zappatrici. Da questa lavorazione profonda tra 5 e 15 centimetri risulta un amminutamento, rimescolamento e diserbo meccanico del terreno.

I limiti delle zappatrici? Qualcuno c'è: ridotta capacità di interramento dei residui, tendenza a formare una suola di lavorazione e funzionamento a basse velocità (1,5-3 chilometri orari).

Le lavorazioni del sottofila sono meccanizzabili ma ad alcune condizioni. Innanzitutto, i ceppi delle viti devono essere abbastanza distanti tra loro, alti e posti su un filare con pendenza trasversale contenuta. Le attrezzature interceppo - agganciabili posteriormente o ventralmente al trattore - sono molto diverse tra loro, ma possiedono tutte tastatori utili a preservare fusti e palificazioni.

Esistono particolari erpici rotanti utili a sminuzzare le radici delle malerbe. Lavorano a profondità fino a 10 centimetri utilizzando 1 o 2 rotori dotati di denti verticali ad azionamento idraulico che ruotano in modo indipendente l'uno dall'altro.

Piccole frese, con rotore orizzontale munito di zappette, puntoni o denti, si occupano della lavorazione interceppo lasciano dietro di sé un miscuglio di terreno lavorato e di infestanti estirpate.

Performanti in piano, le lame interceppo tagliano orizzontalmente il terreno nel sottofila rompendo la crosta superficiale e portando in superficie le radici tagliate delle infestanti.

Molto versatili, gli scalza-rincalzatori utilizzano un rotore orizzontale munito di dischi che girando in un senso scalzano il terreno alla base delle piante e nell'altro rincalzano i ceppi proteggendoli dal freddo in autunno-inverno.

Gli attrezzi interceppo possono intervenire su uno o 2 sottofila (doppi) e possono essere combinati con altri implement per eseguire contemporaneamente più operazioni. In questo modo si limitano i passaggi tra i filari, i costi di carburante e il compattamento.

Mantenere il terreno inerbito è un'ottima scelta. L'inerbimento spontaneo o artificiale limita l'erosione e le perdite per percolazione, mantiene la sostanza organica e la disponibilità di nutrienti, favorisce lo sviluppo di microorganismi utili e migliora la portanza del terreno favorendo il passaggio delle macchine. Inoltre, contiene la vigoria delle viti che producono uve di migliore qualità e richiedono meno interventi di potatura.

Certo, qualche contro c'è. Il manto erboso entra in competizione con le viti per l'acqua e i nutrienti. Per evitare problemi è meglio considerare le caratteristiche delle proprie vigne per scegliere le giuste specie erbacee, la durata dell'inerbimento e la percentuale di superficie inerbita. Sono in generale preferibili essenze a rapido attecchimento, resistenti al calpestio e ad alta competizione con le infestanti purchè non ostacolino troppo lo sviluppo delle viti.

Un vigneto inerbito va tagliato più volte all'anno con appositi rasaerba

Tra gli interventi, la semina diretta in primavera attuabile con diversi tipi di seminatrici (anche combinate) e lo sfalcio da eseguire ogni volta che l'erba raggiunge i 25-30 centimetri di altezza. Per questa operazione che comporta minori costi rispetto alle lavorazioni, vi sono trattorini tosaerba con scarico laterale o posteriore, trinciasarmenti oppure rasaerba a dischi o a lame eventualmente dotati di organi per l'intervento sottofila.

La non lavorazione dello spazio interfilare comprende tutti i metodi di controllo delle infestanti alternativi al diserbo meccanico: irrorazione con sostanze attive, pirodiserbo, diserbo termico ed elettrico. Tra i vantaggi principali, i ridotti costi e tempi di esecuzione delle operazioni oltre a un migliore sviluppo dell'apparato radicale della vite e una minore competizione con le infestanti. L'uso di erbicidi può però generare problemi di fitotossicità sulle viti.

Le macchine irroratrici distribuiscono nell'interfila, a poca distanza dal suolo, la miscela polverizzata tramite ugelli. Esistono vari tipi di schermature per la riduzione della deriva. Funzionano allo stesso modo le diserbatrici per il sottofila che montano ugelli solo nella parte terminale della barra, ai 2 lati, ed evitano i fusti delle viti con dispositivi tastatori.

Diversamente, le macchine per pirodiserbo applicano una fiamma diretta o raggi infrarossi sulle infestanti. Vanno gestite con grande attenzione per evitare danni ai tralci e presentano alti costi d'esercizio.

Diserbo termico ecologico del sottofila in vigneto

In alternativa, ci sono diserbatrici che erogano acqua bollente o vapore nell'interfila e altre che depositano schiuma calda (prodotta con schiumogeni biodegradabili) nel sottofila. Il calore dell'acqua o della schiuma denatura le proteine delle cellule vegetali provocando l'appassimento delle malerbe.

Di recente introduzione sul mercato, macchine che recidono le radici delle infestanti mediante l'iniezione di getti d'acqua a 1.000 bar sotto la superficie e attrezzature per il diserbo elettrico che scaricano a terra corrente fornita da un apposito generatore.

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