Doping – l’Ucraina perde Kateryna Tabashnyk (e l’Aiu le fa uno sconto) | Queen Atletica

2023-02-28 14:07:38 By : Mr. Jay Zhai

Posted on 14/01/2020 da Andrea Benatti in Doping, News // Nessun commento

L’Aiu, l’agenzia antidoping della ex IAAF, ha comunicato la squalifica a 19 mesi della saltatrice ucraina Kateryna Tabashnyk, di 26 anni.

Ricordo che la Tabashnyk è arrivata 5ª agli europei di Berlino ’18 e 4ª agli euroindoor ’19, con un pb di 1.99.

L’atleta era stata trovata positiva quasi un anno fa, dopo un controllo fuori competizione eseguito ad Antalya, in Turchia. Nel suo campione d’urine sarebbe infatti stata rintracciata la presenza di Idroclorotiazide, un diuretico che era stato trovato anche nelle urine del calciatore del Cagliari Joao Pedro due anni fa.

Nelle sue giustificazioni, l’atleta avrebbe sostenuto di aver ricevuto un trattamento dal dottore della Nazionali ucraina in raduno in Turchia per sintomi che riguardavano il mal di testa, nausea e vomito. Le sarebbe stato quindi diagnosticato un colpo di calore trattato con paracetamolo e un’iniezione intramuscolare dal suddetto dottore.

Non sortendo effetti, l’atleta sarebbe stata ricoverata in Turchia dove le sarebbe stata diagnosticata una faringite acuta, con la somministrazioni di diversi medicinali. Nella notte del 22 marzo 2019 l’atleta avrebbe avuto un picco di febbre acuta.

Il giorno successiva l’atleta sarebbe stata visitata in un altro ospedale, dove le sarebbe stata invece diagnosticata la mononucleosi e quindi trattata con i medicinali del caso. Dopo 48 ore, una volta dimessa, avrebbe avuto un ulteriore attacco di mal di testa e difficoltà respiratorie dovendo ricorrere ancora al dottore. La pressione sarebbe più alta del normale, e ancora avrebbe dovuto ricorrere ad ulteriori medicamenti.

Il medico a quel punto era costretto a tornare in Ucraina, mentre l’atleta, rimasta al raduno, avrebbe continuato a star male. A quel punto avrebbe informato il coach dei sintomi così che presso la farmacia locale acquistasse un medicinale suggerito dal dottore, il Micardis Plus.

L’atleta avrebbe così assunto una pastiglia di questa sostanza per due giorni consecutivi, senza verificare le prescrizione della confezione.

L’Aiu ha poi sconfessato questa ricostruzione in alcuni punti. La sostanza, infatti, secondo l’AIU è utilizzata per l’ipertensione, patologia che nessun medico le aveva diagnosticato tra quelli contattati durante gli eventi raccontati. In più, il dottore si sarebbe basato esclusivamente su una auto-diagnosi dell’atleta in relazione ai problemi di pressione. Così facendo avrebbe veicolato la cura del dottore dopo l’autodiagnosi di ipertensione.

Non ci  sarebbero poi prove dell’acquisto delle pillole presso una farmacia turca, così come sostenuto dall’atleta. Il nome del prodotto sarebbe stato scritto in inglese sulla confezione, benchè (probabilmente) non indicato come dopante: l’Aiu contesta infatti che l’atleta avrebbe dovuto eseguire una ricerca per verificare se le sostanze fossero dopanti.

L’AIU avrebbe comunque ritenuto veritiero il livello di angoscia dimostrato dall’atleta, benchè ritenendola colpevole del fatto contestato. Il livello di sostanza (evidentemente basso) rinvenuto avrebbe poi convinto l’AIU di irrogare una sanzione minima all’atleta.

Proprio per questo l’ha squalificata per “soli” 19 mesi, ovvero sino all’ottobre di quest’anno. Addio olimpiadi, ma forse salva la carriera.

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