Caldo, nelle fabbriche di Torino temperature oltre i quaranta gradi: scatta lo sciopero degli operai - La Stampa

2023-02-28 14:12:55 By : Ms. Kathy Huang

La voce de La Stampa

Il caldo mette in ginocchio i lavoratori. Le imprese: situazione difficile da risolvere. E la crisi energetica non aiuta

TORINO. «Adesso fa caldo, tanto caldo, troppo caldo. E per noi è dura». Noi chi? Gli operai. Chi è in catena di montaggio, chi è addetto allo stampaggio, chi si turna in fabbrica. Con stabilimenti che non sono climatizzati. E davanti alle temperature record di questa estate bisogna correre ai ripari. Ma, spiegano, non è semplice, non è immediato. Alla Fiom Cgil regionale in meno di 24 ore sono arrivate una trentina di segnalazioni dai delegati nelle aziende piemontesi: «In questi capannoni il termometro supera i 35 gradi».

Luca Capelli, 61 anni, è morto ieri pomeriggio alla Dana Graziano di Rivoli, fabbrica del settore automotive. Ha avuto un malore, è svenuto, ha sbattuto la testa. Non stava svolgendo mansioni faticose, si è sentito male, è stato soccorso dai colleghi con il defibrillatore, ma non c’è stato nulla da fare. Colpa del caldo? Chi può dirlo al momento. Saranno le indagini dei carabinieri e gli accertamenti dei tecnici dello Spresal Asl To3 a stabilirlo.

Nel frattempo i sindacati denunciano le condizioni di lavoro e annunciano per oggi otto ore di sciopero con un presidio fuori dai cancelli della Dana Graziano, con adesioni dagli altri stabilimenti dell’azienda e da altre ditte della zona.

«Sono tanti i nostri delegati che stanno segnalando malori in fabbrica dovuti al caldo intenso di queste settimane», dice Edi Lazzi, segretario generale Fiom Cgil di Torino. I confronti con le aziende sono quotidiani. «Stiamo monitorando la situazione - assicura Luigi Paone, segretario generale Uilm Torino - Bisogna far rispettare il decreto sulla salute e sulla sicurezza sui luoghi di lavoro». L’attenzione c’è e nessuno lo mette in dubbio. «Si sta cercando di gestire il momento aumentando le pause e bevendo di più - aggiunge Paone - Di certo le fabbriche non saranno mai come i supermercati».

La buona volontà però non basta: ieri all’Avio di Rivalta alle 16,39 il termometro segnava più di 35 gradi. A Mirafiori i lavoratori ne hanno rilevati oltre 40. E martedì scorso proprio alle Carrozzerie è stato indetto uno sciopero per «protestare contro ritmi di lavoro intensi», rispetto al «caldo insopportabile di questi giorni».

Il presidente dell’Amma, Stefano Serra, assicura: «Si fa il possibile, non è una situazione semplice». Elenca i provvedimenti presi: «Si prova con l'aria condizionata ma non sempre è possibile e poi bisogna tenere conto anche della crisi energetica». Pensa al futuro: «L'esperienza di quest'estate dovrebbe spingere verso una maggiore autogenerazione con impianti solari per ridurre i costi e poi utilizzare tecnologie diverse per abbattere le temperature».

Enrico Dettori, operatore territoriale Fim-cisl, ha parlato con i colleghi di Luca Capelli. «Sono sconvolti, perché hanno cercato di rianimarlo e hanno fatto il possibile per salvargli la vita. Non è bastato». L’operaio era addetto al controllo di una macchina per la produzione di sincronizzatori, doveva sorvegliare le operazioni di avviamento. «Lo Spresal - aggiunge Dettori - dovrà chiarire se le sue condizioni di salute erano compatibili con le mansioni affidate e con la situazione climatica all’interno dell’officina».

Per lo Spresal i contesti climatici stagionali rientrano tra i parametri di valutazione dei luoghi di lavoro. «La nostra allerta - spiega Pier Luigi Pavanelli, direttore dello Spresal di Torino - è constante: in genere nei periodi estivi monitoriamo i cantieri stradali, i cantieri edili e le aziende agricole. Sono i luoghi dove le condizioni climatiche influiscono di più, e dove si devono prevenire gli effetti dei colpi di calore».

I lavoratori che maggiormente sono esposti al calore intenso sono quelli che asfaltano le strade. Un lavoro infernale. I protocolli di prevenzione suggeriscono orari di lavoro nelle fasce mattutine, quando il sole è meno intenso, evitando il primo pomeriggio. Adesso, anche le fabbriche rischiano di diventare luoghi infernali, secondo l’Inail.

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